Architettura mai inutilmente stravagante.
Architettura risposta convincente alla domanda del XXI secolo: "come abiteremo nell'era
dell'informatica e dell'immateriale?".
Progetto (design) come si accennava in altro ambito, sempre più autonomo dal concetto
di costruzione e sempre più affine alla creazione di cultura contemporanea. Creazione di
programmi funzionali, elaborati come sistemi complessi, nei quali è solo il buon gusto e la
sensibilità che ne definiscono la strutturazione e gli aspetti caratterizzanti.
Questo porta, evidentemente, ad abbandonare definitivamente ogni possibile retaggio
formalista e stilistico, in quanto ogni progetto, per essere coerente e vero (cioè di qualità),
dovrà essere differente dal precedente e dal successivo in modi spesso sostanziali.
Un esempio tangibile di cosa stiamo pensando ci viene da SANAA e dai loro
ultimi lavori, tra cui il Rolex learning center, cuore del politecnico federale di Losanna.
La "storia architettonica" scritta dallo studio giapponese è l'elaborazione elegantissima di
un programma estremamente innovativo e geniale, per la formalizzazione del quale gli
architetti hanno deciso di non creare stanze, corridoi, luoghi d'attesa o di sosta, interruzioni
del vuoto architettonico (lo spazio in termini tecnici). Tutto scorre fluido, secondo l'ondulazione
che coinvolge anche il pavimento, trasferendo l'esperienza del camminare in un saliscendi
inquietante ma anche eccitante.
L'idea che risolve il programma è semplice, come tutte le volte che ci troviamo di fronte ad un
capolavoro: riunire in un unico ambiente tutte le singole funzioni, dalla biblioteca agli uffici,
dagli spazi di studio per i ricercatori al ristorante, all'auditorium, ai laboratori, caffetterie ecc.
Un sistema avvolgente dove è abolito il confine, anzi dove il confine è perfettamente smaterializzato,
metafora architettonica di una società "fluida, liquida", ma anche appropriata risposta alle
esigenze interdisciplinari di una scienza corrispondente alla nuova età della conoscenza ibrida.
Una nota a margine, che mi piace fare, riguarda la possibilità di individuare le radici di questo
scrivere architettura nel "modernismo silenzioso" di Mies van der Rohe. Scrivendo architettura
"trasparente", Mies raccontava una visione inquieta della realtà, intesa come un labirinto.
Analogamente il Rolex Center di Losanna è solo apparentemente il luogo della visione ad oltranza:
muovendosi al suo interno si scoprono tutte le interfacce che è stato necessario progettare
per ottenere quella percezione specifica del programma voluta da SANAA.
Ed è un labirinto invisibile, molto più inquietante di quelli di Mies.
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