martedì 15 dicembre 2009
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lunedì 14 dicembre 2009
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In un regno urbano senza precedenti queste installazioni possono essere interpretate come inviti temporanei, in attesa che la forza della presenza edificata sia accolta nella quotidianità della vita.
Per coltivare significati personali che possiedono infinite sfumature, entrambi devono impegnarsi in una revisione provvisoria dell'ambiente in cui si trovano. La città viene letta, in questo modo, in una cornice di interessi individuali particolari, che si intersecano e si scontrano in continuazione, finendo con il disegnare la comune identità di collettività stratificate.
Con allusione alle costruzioni aborigene note con il nome di "sweatlodges" (strutture temporanee costruite a scopi di purificazione rituale e di socializzazione), il progetto SweaterLodge evoca un'altra vena di potenziale suggestione della cultura nativa: quella del trickster. Usando giochi di parole, allusioni arcane e doppi sensi, Pechet e Robb rivelano una valida strategia in grado di consentire ai valori delle minoranze un certo grado di invisibilità all'interno della cultura dominante. Grazie anche ai cambi di scala ed alla generale inclinazione a decontestualizzare ciò che può essere considerato famigliare, il lavoro di Pechet e Robb funge da stimolo tanto a livello viscerale che intellettuale ed il suo significato ultimo viene continuamente costruito e ricostruito dagli individui che vi partecipano, esprimendo in modo esemplare quella condizione di ralazionalità a cui tanto facciamo riferimento nelle nostre comunicazioni.
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martedì 8 dicembre 2009
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Bene, quasi ci siamo. Tutto questo sta per avere una materializzazione. La ricerca "visionaria" di Buckminster Fuller sta per essere tradotta in realtà architettonica tangibile ed usufruibile.
Nel nostro caso non abbiamo da valutare l'impatto su un tessuto urbano ed il suo paesaggio di uno Spazio-porto, ma "solamente" di un polo intermodale. Le conseguenze sono, evidentemente, molto differenti, Ma nella definizione delle equazioni del sistema che utilizzerete - con le vostre formule fenomenologiche - per risolvere lo specifico stato di complessità davanti al quale ci troviamo con questo progetto x Modena, sarà indispensabile dare una valutazione critica della cultura alla quale si fa riferimento e si attinge per le scelte progettuali. A questo proposito vi suggeriamo una domanda alla quale sarà obbligatorio rispondere se vorremo offrire ai nostri interlocutori proposte di qualità :
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venerdì 4 dicembre 2009
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La recita. OK, direte voi, ma fin troppe volte riconosciamo gravi lacune nella grammatica del testo della recita e nessuno accetta di discuterle in quanto "...è sempre stato così" o " ......è così che mi ricordo si è sempre fatto". Senza contare che la maggioranza della gente ha faticato "sette camicie" per imparare a recitare quel ruolo e della sua incapacità ne ha fatto un vanto. (e nel Bel Paese questa è una prassi drammaticamente molto diffusa......). E' questa la vostra osservazione?
Bene.
_regole fenomenologiche pt2
Gentili partecipanti,
Sono Stefano Ceccotto, Senior Designer di SOM e vi presentero’ la lecture Connection.
Leggo I post di Marco sul workshop e sono molto interessato alla struttura informale su cui state lavorando.
Vi do’ subito alcuni riferimenti che possono esservi utili.
Il primo e’ il programma del corso di Digital Modeling for Urban Design Brian McGrath, che e’ stato mio professore a Columbia. Leggete il framework, vi descrive alcuni approcci metodologici alla modellazione ed alla costruzione di una storia – lo storyboard di cui parla Marco. Vi portero’ alcuni esempi di lavori fatti con Brian alla Columbia, cinematica digitale piu’ che altro. Si lavorava sulla costruzione di un momento topico, da sviluppare in maniera dinamica – giusto per ricordare che urban design e’ una disciplina a 4 dimensioni.
Eccovi il sito del DMUD a Columbia – guardate anche I lavori degli studenti dell’anno scorso.
http://www.arch.columbia.edu/
Potete anche leggervi “Deleuze on Cinema”, di Ronald Boque – ammetto che non ho idea di chi lo pubblica e traduce in italiano- un testo secondo me fondamentale per chi si approccia all’immagine. Se volete comprarlo su Amazon ecco il link:
C’e’ poi un altro sito che potete consultare. Si tratta sempre di un tipo di linguaggio dinamico, ma questa volta non cinematico – e piu’ facile da leggere in termini di “architettura”. Sempre di Brian McGrath. Questo e’ un tipico esempio di presentazione costruita su uno storyboard interattivo. Cioe’: a seconda delle vostre scelte, ottenete informazioni diverse.
http://www.skyscraper.org/
Buon divertimento.
Ceccotto