martedì 15 dicembre 2009

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"All'alba si infilava uno stick di deodorante sotto la camicia - la doccia del camionista - e guidava finchè non trovava un caffè da qualche parte. Secondo lui viaggiare da solo era come andare in analisi: si scoprivano molte cose su se stessi.
Mentre attraversava a tutta velocità la piana salata di Bonneville, giocava a "golf da macchina", zigzagando tra le corsie per far rotolare una pallina da ping-pong dentro il bicchiere di polistirolo che si era rovesciato sul sedile di fianco, spandendo quasi tutto il caffè."
Questa è l'Architettura a cui facciamo riferimento.
Un Architettura che sia inquietante testimone - non necessariamente di accusa -; un'Architettura che, dietro un paio di occhiali scuri e non vista, "fotografa" per poi ingrandirle, alcune particolari prospettive della complessità contemporanea le quali poi, originalmente montate, siano capaci di rivelare una verità intrigante, coinvolgente, stuzzicante, compromettente.
Un' Architettura che nasce dall'uso di un processo di "underwiew" (visione dettagliata di una parte), piuttosto che uno di "overview" (visione d'insieme), al fine di elaborare un modo di raccontare uguale a quello di chi facesse, per assurdo, la cronaca di un avvenimento sportivo non guardando in campo ma prendendo nota di quello che, alla fine, rimane sulle gradinate.
Un'Architettura che nasce dal silenzio, dalla riconsiderazione dei reperti, di quei paesaggi e di quegli spazi marginali su cui tanto abbiamo insistito, e caratterizzata da una precisione di scrittura - argomento per argomento - che costringa a riflettere.
Un'Architettura della civiltà mass-mediatica, la nostra, nella quale gli -ismi delle forme espressive perdono di efficacia con una velocità drammatica e, fortunatamente, senza diritto di replica, in quanto l'ambiente in cui vivono non è più propizio a coloro che sviluppano idee secondo canoni stilistici predeterminati.
Un'Architettura che sia capace di contrastare il senso comune diffuso, basato sul dominio dell'effimero e sulla fiorente industria del gossip. Impresa ardua per via del fatto che la maggior parte dei designer cresciuti negli ultimi venti anni e di quasi tutti gli studenti attuali, si sono formati attraverso idee, desideri e progetti confezionati da una cultura quasi esclusivamente governata dall'indifferenza, dal cinismo e dal rifiuto del pensiero critico libero.
Un'Architettura che dialoga con i sentimenti più profondi senza preoccuparsi di essere perfetta o "politically correct" ma preoccupandosi, invece, "solo" di essere.
Un'Architettura che esiste quando la Vita la usa, e quando la Vita non la usa viaggia...................

MP

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